Qualche anno fa (magari anche qualcuno in più…) quand’ero ancora alle prime armi come insegnante di italiano LS, durante una delle registrazioni che mi erano poi servite per la mia tesi, una studentessa, mentre conversava con una compagna, ha pronunciato questa frase: “Studiare musica mi è servito per le lingue”. La studentessa aveva poi aggiunto che il dettato musicale, una sorta di allenamento per riconscere le note e la loro durata, le aveva dato una certa sensibilità. Lì per lì non c’avevo fatto troppo caso, mi era sembrata semplicemente una bella frase. Poi però con il tempo (e le ore passate ad ascoltare e riascoltare i dialoghi per trascriverli e analizzarli) le idee mi si accavallavano in testa. Ma la domanda più frequente però era: Marina (la studentessa in questione) si riferiva a un luogo comune (il famoso “avere orecchio”) o stava spiegando con le sue parole una delle strategie che metteva in atto quando si accingeva a studiare una lingua? La mia conclusione è che lei cercava di spiegare alla sua compagna una delle sue strategie e di come era riuscita a sfruttare un dono naturale (“l’orecchio”) in modo cosciente e produttivo per l’apprendimento delle lingue straniere. Purtroppo la certezza non riuscirò ad averla mai perché direttamente non gliel’ho mai chiesto ma a partire da quel momento ho cominciato a interessarmi un po’ di più alle strategie che usano gli studenti per cercare di capire come imparano. Sapere come imparano gli studenti ha un doppio beneficio: da un lato sarà per noi insegnanti forse più facile insegnare, come dire, avremo un alleato e dall’altro ci fornirà degli strumenti per aiutare i nostri studenti a essere coscienti delle loro strategie e utilizzarle traendone un maggior profitto.
Ma di strategie in classe ne usiamo tutti! Quante e quali strategie noi insegnanti utilizziamo intuitivamente quando siamo in classe? E se riuscissimo a programmare queste strategie in modo consapevole quali effetti potrebbero avere sull’apprendimento dei nostri studenti?