La musa comica di Fellini (di Raffaele Pinto)

L’analisi della lingua usata nel cinema durante gli ultimi 50 anni ci offre un interessante spaccato di quanto questa relazione tra linguaggi diversi sia stata fruttifera, sia per lo sviluppo del linguaggio cinematografico che per avviare una riflessione sulla lingua della comunicazione di massa.

La relazione di Raffaele Pinto, docente di Filologia Italiana presso Universitat de Barcelona, presidente della “Societat Catalana d’Estudis Dantescos” e coordinatore del seminario di “Psicanalisi, cinema e letteratura”, ha preso le mosse dal cambiamento – culturale ma anche propriamente linguistico – rappresentato dalla grande stagione del Neorealismo: se fino a quel momento la lingua dei film era fittizia, artificiosa e ben lontana da quella realmente utilizzata, con l’innovazione neorealista si fa strada l’italiano colloquiale mischiato a regionalismi e dialetti, fino a produrre un esercizio intellettualistico (e fuori dal tempo) come il capolavoro La terra trema di Visconti.

Dopo una fase in cui Fellini usa la lingua a scopi mimetici, Pinto ci ha illustrato quanto questa sia stata piegata a effetti di caratterizzazione comica, ad esempio ne Lo sceicco bianco, dove un giovane Alberto Sordi riprende in chiave straniante un codice linguistico dalla chiara matrice dannunziana e che si nutre degli echi dei romanzi rosa di Liala e delle pose dei romanzetti d’appendice.

In questo film del 1952 assistiamo ad un’oscillazione schizofrenica tra dialetto e lingua italiana, che si esprime chiaramente nelle parole di un Sordi che mischia l’italiano dei fotoromanzi con il dialetto dei sobborghi romani. Questa alternanza di registri tra l’italiano finto-aulico e il dialetto genera un effetto dissacrante, che rifà il verso ad un certo superomismo ancora ben presente nell’ideologia dell’italiano medio. Lo sceicco bianco in realtà non è altro che un prodotto del bovarismo di Wanda, avida lettrice di fotoromanzi che vive in un paese di provincia noioso e privo di altri stimoli.

Se pensiamo al rapporto tra realtà e finzione, guardando a tanta letteratura troviamo che anche “El Quijote” e Dante ci trasportano in un mondo in cui ci sono due realtà, quella del racconto e quella del personaggio; basti pensare alle reazioni di Dante commosso dai dannati e allo sdegno dello stesso nel collocarli laddove meritano. Eppure, nel film di Fellini il rapporto realtà e finzione si perverte, tanto che la finzione dei giornaletti si “realizza” facendo entrare la lettrice nel mondo dei fotoromanzi.

Trasfigurare la realtà con il filtro dell’immaginazione ci permette di sopravvivere, o quantomeno questa sembra essere la lezione felliniana incarnata nella battuta finale di Wanda al marito, quando afferma “il mio sceicco bianco sei tu”. L’intuizione di Fellini è che la finzione ci salva, che la realtà non vale la pena di essere vissuta senza il piano speculare del sogno e dell’immaginario, che tanta parte hanno nella produzione del grande regista.

Fino agli anni ‘60, seppure già con elementi fortemente innovativi, rappresentando la realtà senza filtri, la poetica di Fellini conserva tratti tipici della cinematografia neorealista. A partire da La Dolce vita, però, taglia i ponti con il Neorealismo ed entra in una dimensione simbolista e, contemporaneamente, inaugura un nuovo rapporto tra comico e tragico, che se prima erano nettamente distinti, dopo questo film si fondono in una poetica personalissima e certamente più complessa da interpretare.

In questo capolavoro si rispecchia un’Italia di lustrini, paparazzi e fontane romane che tutt’ora è parte dell’immaginario collettivo di molti di coloro che si avvicinano allo studio della lingua italiana, e che ad esempio è ancora presente nella pluripremiata La grande bellezza di Sorrentino.

In un gioco di rispecchiamento, Pinto ha analizzato poi la figura femmilnilie di Melania ne Gli uccelli di Hitchcock, che si bagna nuda nella fontana, richiamandosi chiaramente alla scena di Sylvia nella fontana di Trevi. In tal modo, Hitchcock riprende Fellini e cita lo straordinario potere di seduzione delle donne, sebbene in due universi immaginari distinti. Se Sylvia è un personaggio potentemente tragico, ma oggetto di desiderio festoso, immagine di un sesso gioioso, Melania è l’immagine di colpa e castigo: difatti la sensualità femminile in Hitchcock è fonte di perturbante, tanto da meritarsi di essere attaccata dagli uccelli, che mettono in atto una sorta di punizione divina.

Sempre seguendo il filo rosso delle donne nel cinema, nel famoso cartellone pubblicitario di “Bevete più latte”, in Le tentazioni del dottor Antonio, Anita Ekberg incarna le pericolose provocazioni del sesso, cui Antonio non sa e non può sfuggire nonostante la propria morale cattolica e perbenista. Come nell’episodio di Boccaccio 70, le donne felliniane sono spesso immagini prepotenti, che si impongono per la loro sensualità e che spesso vengono “da cielo in terra a miracol mostrare”, come l’Anita del cartellone pubblicitario, la cui immagine si compone scendendo letteralmente dal cielo.

In certo modo, sono tutte immagini riflesse della tabaccaia, la donna simbolo delle prime fantasie che il giovane Fellini tenta maldestramente di sollevare nella scena di Amarcord; tuttavia, quando la procace signora si avventa sul ragazzo, lo sfondo è proprio un ritratto di Dante, quasi a ricollegarsi con l’archetipo femminile di Beatrice, donna angelo e desiderio irrealizzabile nel personalissimo viaggio del grande regista attraverso un mondo ultraterreno fatto di visioni e turbamenti, tanto quanto quello dantesco.

Bibliografia e filmografia

  • Amarcord, Federico Fellini, 1973.
  • Gli uccelli, (The Birds), Alfred Hitchcock, 1963.
  • La dolce vita, Federico Fellini, 1960.
  • La grande bellezza, Paolo Sorrentino, 2013.
  • La terra trema, Luchino Visconti, 1948.
  • Le tentazioni del dottor Antonio, Federico fellini, in Boccaccio 70, Mario Monicelli, Federico Fellini, Luchino Visconti, Vittorio De Sica, 1962.
  • Lo sceicco bianco, Federico Fellini, 1952.
  • Pinto, R.,  Lo Sceicco bianco di Fellini e la mediazione immaginaria del desiderio (in La strada di Fellini, a cura di G. Frezza e I. Pintor, Liguori, Napoli, 2012, pp. 43-55.
  • Pinto, R., Beatrice, Fellini e gli uccelli, «Dante. Rivista internazionale di studi su Dante Alighieri», 2, 2005, pp. 89-97.

L’arte nella classe di lingua italiana e Giocare in classe con Pinocchio

L’arte nella classe di lingua italiana (Arianna Catizone)

Riassunto di Ornella Bernardi

Sesso e droga, bellezza e bruttezza, agenzie matrimoniali e furti di quadri antichi. L’ultimo film di Almodovar? No! È il workshop sull’arte a lezione tenuto da Arianna Catizone del Centro Lingua italiana di Madrid.

Si comincia subito con un quesito amletico, ovvero perché l’arte a lezione? Semplice: l’immagine, spiega Arianna, è un linguaggio universale e l’arte è una disciplina che va al di là del testo scritto, oltre ad essere parte integrante della cultura italiana. E non è strettamente necessario essere ferrati in materia: qui l’arte è il mezzo e non il fine.

Durante il workshop Arianna ha proposto una serie di attività originali, di stampo chiaramente dilitiano, create ad hoc per le sue lezioni. Sono tutte di diversi livelli, a partire dal B1, ma si possono calibrare per diverse classi; la maggior parte sono comunque per livelli avanzati B2-C1.

Attività di ricezione scritta. Lettura autentica: si propone agli studenti un articolo tratto dalla Stampa, Botticelli, sesso e droga per Marte, in cui si disquisisce  sul fatto che nel quadro Venere e Marte Botticelli abbia disegnato un frutto allucinogeno. Ogni studente procede da solo a una prima lettura. È importante specificare che l’obiettivo è capire il senso generale del testo. Dopo una prima lettura si proietta l’immagine del quadro in questione. Si mettono gli studenti a coppie affinché si scambino le informazioni capite e si procede poi a una seconda lettura e a un secondo scambio con un compagno diverso. Se è necessario si può procedere a una terza o quarta lettura e a un relativo terzo o quarto scambio; se poi si desidera, ci si confronta in plenum. L’attività si concentra unicamente sulla comprensione del testo.

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– Attività di ricezione scritta e produzione libera orale. Lettura differenziata: come attività introduttiva si propongono alcune brevi frasi di critiche a opere d’arte famose da leggere e commentare in plenum. Si consegna poi a metà classe una fotocopia con un estratto da Storia della bellezza e all’altra un estratto da Storia della bruttezza, entrambi di Umberto Eco. Dopo una prima lettura si formano coppie che hanno letto testi diversi, che avranno l’opportunità di scambiarsi le diverse informazioni. Come dice Torresan “Il vuoto d’informazione (gap information) rappresenta, difatti, una molla straordinaria per motivare gli studenti ad un’analisi approfondita, ad una ricerca ripetuta, data l’esigenza di colmare le differenze di interpretazione”. Produzione libera orale: in seguito all’attività precedente è possibile proporre un’attività intitolata Museo del bello e del brutto: ogni studente riceve quattro post-it di due colori diversi. Su due scriverà un oggetto, un’opera o un monumento che a suo giudizio dovrebbero entrare nel museo del bello, e sugli altri due nel museo del brutto. Tutti gli alunni attaccheranno poi i post-it in due parti diverse della lavagna, si procederà a una rapida lettura e si comincerà un “talk-show” in cui si discute in plenum sul perché delle proprie scelte.

– Attività di produzione libera orale. Si propongono una serie di immagini che ritraggono rappresentazioni della donna (o dell’uomo) che vanno dalla statuetta preistorica alle sensuali attrici del XX secolo, passando per le Veneri rinascimentali; si osservano le immagini e si discute in plenum sull’evoluzione del concetto di bellezza durante la storia dell’umanità. Il dibattito, assicura Arianna, sarà accesissimo.

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Attività di produzione controllata orale. L’attività si intitola La mostra d’arte moderna. Si divide la classe in due: gli studenti del Gruppo 1 devono accompagnare un amico a  vedere una mostra d’arte moderna per fargli un piacere perché in realtà a loro non piace; gli studenti del Gruppo 2 invece sono appassionati di arte contemporanea e vanno alla mostra accompagnati da un amico che non apprezza per nulla l’arte contemporanea. È necessario proporre quadri (fotocopie a colori o immagini proiettate) che accendano il dibattito (come ad esempio i tagli di Lucio Fontana). Si procede poi al confronto a coppie tra i componenti dei due gruppi i quali devono convincersi a vicenda delle loro opinioni in merito.

FullSizeRender Attività di ricezione scritta (lettura e lettura differenziata) e produzione libera orale. Si divide la classe in due (A e B). A ogni alunno della metà A si consegnano due fotocopie (Donne A e Uomini A) che contengono una serie di ritratti, una di uomini e l’altra di donne, di quadri rinascimentali. All’altra metà si consegnano due fotocopie (Donne B e Uomini B) che contengono altri ritratti. In ogni fotocopia ci sono tre colonne: la prima contiene immagini, la seconda una descrizione tratta da libri di arte, e la terza il titolo del quadro e il nome e il cognome dell’autore. La prima e la terza colonna sono in ordine, mentre la seconda no. Nella prima attività l’alunno, da solo, deve abbinare l’immagine al testo. Ci si confronta poi con un compagno che ha le stesse immagini. Una volta abbinati il testo e l’immagine, si pensa di essere un’agenzia matrimoniale e di dover compilare per ogni ritratto una scheda-cliente, inventando le informazioni relative a età, professione, hobby, qualità/difetti e partner ideale. Poi si mette insieme uno studente A e uno studente B per cercare di formare coppie a seconda delle informazioni proposte nelle proprie schede.

– Attività di ricezione orale, ascolto guidato. Arianna ha proposto a lezione, suddiviso in varie parti, il podcast sul furto della Gioconda raccontato da Lucarelli. Per ogni parte gli alunni vanno alla ricerca di informazioni specifiche a loro richieste e il brano viene riascoltato tutte le volte necessarie a risolvere i quesiti posti. È possibile un confronto a coppie.

Infine altre attività da proporre potrebbero essere un abbinamento immagine testo di immagini di animali di monumenti o di quadri con nome di animale e relativi proverbi; di immagini di oggetti simbolici e testi con relativa spiegazione;  un’immagine di una piantina e di un interno di una chiesa e le definizioni delle parti dell’edificio. Altrimenti è possibile portare a lezione un cloze misto con le immagini di tre diversi David e tre testi che li descrivono in cui sono state cancellate alcune parole che gli studenti devono reinserire. Vengono fornite le parole.

Con questo workshop Arianna ha voluto dunque dare ai colleghi un’idea di come possa essere semplice portare l’arte a lezione tramite una serie di attività divertenti che possono essere facilmente svolte anche da chi non è un profondo conoscitore della disciplina.

Bibliografia:

Giocare in classe con Pinocchio (di Imen Hassen)

Naso di legno, scansafatiche, con scarpe di zuppa e pan bagnato, il vestitino di carta colorato. Chi è? Sì, è proprio lui: il burattino più famoso del mondo!

PINOCCHIO

Il workshop di Imen Hassen, che insegna italiano all’Istituto di lingua applicata al commercio internazionale di Mahdia in Tunisia, è cominciato con un caposaldo della didattica: per raggiungere grandi risultati a lezione è necessario motivare e uno degli elementi che può aiutare a mantenere vivi l’interesse e l’attenzione degli studenti è  l’uso di materiali didattici adeguati alle esigenze e ai gusti della classe.

Imen ha pensato che utilizzare una serie di attività basate sul film di Benigni, sulla canzone del nuovo cartone animato e sulla rivisitazione teatrale del libro di Pinocchio permettessero agli alunni del suo istituto di avvicinarsi all’italiano in un’atmosfera giocosa e rilassante. La scelta è ricaduta su Pinocchio, spiega Imen, in quanto personaggio universale e intertestuale amato da tutti.

In questo post proponiamo una serie di idee che Imen ha condiviso con noi durante il workshop.

1) ATTIVITÀ BASATE SULLA CANZONE per studenti tunisini A2/B1. La canzone utilizzata è la sigla dell’ultimo cartone animato dedicato a Pinocchio. Per visualizzare il testo potete cliccare qui.

Si può chiedere agli studenti di:

  • riassumere e dare un titolo alla canzone;
  • sottolineare le parole che definiscono Pinocchio, il campo lessicale delle feste e gli interrogativi e in seguito:
  • far descrivere il carattere di Pinocchio;
  • far analizzare le feste del mondo cristiano e l’alimentazione ad esse connessa;
  • cambiare la canzone aggiungendo delle strofe;
  • cambiare il testo della canzone a seconda della nuova identità di Pinocchio (il passaggio da bambino a burattino);
  • risolvere un crucipuzzle dove devono individuare le parole relative alle parti del corpo, aggiungere l’articolo e trasformarle al plurale;
  • riordinare nuvole di parole di frasi ispirate alla canzone per lavorare sulla sintassi;
  • scrivere una composizione in cui descrivere la propria personalità comparandola con quella di Pinocchio;
  • tradurre la canzone dall’italiano al francese;
  • iniziare un dibattito sulla diversità.

2) ATTIVITÀ BASATE SUL FILM di Benigni per studenti tunisini B2/C1.

d86526a0-9101-11e4-b9a8-7d44da19298c_locandina-pinocchio-roberto-benigniSecondo Imen è possibile decidere se visionare film intero o a spezzoni. In seguito alla visione si può chiedere agli alunni di:

  • analizzare i ruoli dei personaggi e descriverli soprattutto in base alla cinesica, alla vestemica e alla prossemica;
  • descrivere la casa di Geppetto e lavorare quindi sul lessico relativo alla casa;
  • cercare i suoni degli animali in italiano;
  • cercare i materiali che si conoscono oltre al legno;
  • giocare al logogrifo (formare parole di varia lunghezza utilizzando solo alcune delle lettere di una parola di partenza), es. Pinocchio pino, occhio, chi, io, no, occhi, pochi, poco, noi, noci, picchio
  • iniziare un dibattito o scrivere un testo su il/la miglior/peggior: animale, avventura, scena, personaggio;
  • immaginare un discorso diretto tra la fatina e Pinocchio o descrivere cosa ha fatto Pinocchio per meritarsi questa fine basandosi su alcuni fermo immagine;
  • giocare con la storia: e se Pinocchio fosse una ragazza? O un bravo ragazzo? E se Geppetto fosse cattivo?
  • pensare a Pinocchio nel ventunesimo secolo: chi potrebbe essere? Un politico, un attore, un insegnante, un vostro compagno?
  • far cambiare il finale o il titolo, far sostituire alcuni personaggi o battute.

3) TEATRO

Per Imen le attività teatrali a lezione sono un vero toccasana: aiutano a combattere la timidezza e aumentano la propria autostima, servono a migliorare la pronuncia, a improvvisare in lingua straniera nonché ad accrescere la propria competenza linguistica e comunicativa, e infine a conoscere la cultura e la storia di un paese. Ha proposto a lezione questa versione teatrale (Pinocchio testo teatrale) a cui ha lavorato tutto l’anno per portarla in scena l’ultimo giorno del corso.

Imen ha infine concluso il workshop spiegando di aver voluto condividere una serie di idee su come poter lavorare con materiali molto flessibili provenienti da tre mondi artistici complementari con l’obiettivo di innovare e far divertire a lezione.
Bibliografia:

Collodi, C.  (2012) Le avventure di Pinocchio, Burragazzi, Milano.

Diadori P. (2002), “Il cinema per imparare l‟italiano”, in Atti del IV seminario di aggiornamento insegnanti di italiano L2, ASILS Roma 2002.
Apprendere con le canzoni (2012) in Officina.it, aprile.

1º Incontro pratico per insegnanti di italiano LS – terza parte

La terza parte del riassunto di Adriana Calise, Antonietta Vinciguerra e Ilaria Bada del 1º Incontro pratico per insegnanti di italiano LS ha per titolo “Cinema e pubblicità” e presenta la conferenza della Prof.ssa Antonella Benucci dell’Università per Stranieri di Siena e il workshop della Prof.ssa Montse Cañada Pujols dell’EOI Drassanes di Barcellona. Questo contributo è opera di Antonietta Vinciguerra e Adriana Calise (cinema e linguaggio pubblicitario rispettivamente).

“Lingua e cultura italiana a stranieri attraverso il cinema” della Prof.ssa Antonella Benucci

L’incontro in plenaria con la professoressa Antonella Benucci, dell’Università per Stranieri di Siena, ha illustrato ampiamente le variegate potenzialità nell’insegnamento della lingua italiana attraverso il Cinema. Infatti, oltre a diffondere uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy, questo si presta all’approfondimento della lingua, in situazioni comunicative molto vicine a quelle del parlato autentico. Le finalità dell’uso del testo filmico in classe sono molteplici:

  • comunicative
  • interculturali
  • linguistiche
  • pragmatiche
  • CLIL
  • di aggiornamento

Secondo quanto illustrato durante il seminario, bisogna puntare l’attenzione sulla contestualizzazione del materiale filmico, in primo luogo preparando accuratamente gli studenti alla ricezione, per creare una sorta di “aspettativa” che li ponga in una posizione attiva, producendo ipotesi da verificare o dando compiti specifici in una fase previa alla visione del film. Come tradurre tutto questo in prassi didattica? Ad esempio facendo lavorare la classe sulle biografie degli attori, sulle locandine, sui luoghi del film oppure su interviste. Stesso discorso vale anche per le attività di fissazione posteriori alla visione, con esercizi che riguardino soprattutto la produzione, come la creazione di trailer del film, dibattiti sulla pellicola e quant’altro. Una posizione di rilievo ricopre anche la scelta del testo da impiegare: va da sé che la scelta debba ricadere su uno spezzone che non urti la sensibilità degli studenti, ma non dobbiamo sottovalutare anche l’utilità di scene che mostrino le varietà linguistiche del nostro Paese, sia diastratiche, sia diatopiche e diacroniche. Durante l’incontro la professoressa Benucci ha provveduto, attraverso una carrellata rapida quanto esaustiva, a ripercorrere la storia del Cinema italiano in chiave glottodidattica, suggerendo numerose attività a partire dalle caratteristiche della produzione italiana fin dagli albori della settima arte.

“Analisi del linguaggio pubblicitario” di Montse Cañada Pujols

La prima domanda che ci siamo posti in questo workshop è stata la seguente: Perché usare la pubblicità in classe? Le ragioni sono varie ed evidenti: è un materiale autentico, facilmente reperibile, con contenuti culturali (a volte impliciti) e aspetti linguistici la cui comprensione non sempre è immediata, presentando in questo modo una sfida per i nostri studenti. Con questa premessa, Montse ci ha messo alla “prova” con la campagna pubblicitaria di una catena di supermercati italiani, che presentava frutta e ortaggi sotto forma di personaggi famosi, giocando con l’assonanza tra il nome del protagonista e quello del prodotto. Vedi http://www.esselunga.it/default.aspx?idPage=487&esseiaOtp=none Oltre ai materiali cartacei, si possono usare video, come il famoso Carosello, padre della pubblicità italiana, che ha reso famosi Calimero, Cimabue e Carmensita tra tanti. Vedi https://www.youtube.com/watch?v=iVhv7TxUYDQ Dal punto di vista didattico, possiamo utilizzare questo materiale per vari scopi: in primis, far dedurre ai nostri studenti quale prodotto viene pubblicizzato, poi disambiguare impliciti culturali o interpretare doppi sensi e giochi di parole. E, perché no, fargli creare il loro annuncio!