“Se non puoi sconfiggerlo, fattelo amico! L’uso dello smartphone nella classe di lingua” e “Risorse multimediali e glottodidattica: disegno di attività per corsi presenziali e online”

Se non puoi sconfiggerlo, fattelo amico! L’uso dello smartphone nella classe di lingua – Giorgio Massei

Riassunto di Adriana Calise

Alzi la mano chi non si è mai trovato a far lezione con alunni distratti dai loro cellulari. Squilli improvvisi, vibrazioni metalliche, foto condivise sotto i banchi, occhi rivolti verso il basso per scrivere… è questa la realtà quotidiana per chi insegna, soprattutto in ambito scolastico o universitario, alla generazione dei nativi digitali.

Non è necessario aggiungere che le avete già provate tutte per evitare che i vostri studenti usino i telefonini per scopi non didattici. E scommetto che, purtroppo, ancora non ci siete riusciti…

Ebbene, arrendiamoci! È una guerra persa in partenza. A meno che, invece di combattere contro questo “nemico”, non ci alleiamo con lui e ne sfruttiamo le potenzialità.

Il workshop di Giorgio Massei, direttore di Edulingua ed esperto di nuove tecnologie, ci è servito a cambiare prospettiva rispetto a queste situazioni molto frequenti in classe.  È innegabile, infatti, che dal 1927, anno in cui il grammofono fu considerato un primo esempio di portabilità di audio, fino ai giorni nostri, in cui si stanno conducendo studi sulla realtà aumentata, l’evoluzione delle tecnologie sia stata enorme, rapida e rivoluzionaria. Tanto che probabilmente a breve il concetto di M-Learning, l’apprendimento attraverso il cellulare, potrebbe essere considerato già superato.

Partendo dal concetto di TPACK, il modello che integra le conoscenze tecnologiche, didattiche e disciplinari necessarie a un docente che lavora in un contesto attuale, Giorgio ha voluto mostrarci come, superati i primi ostacoli, si possa sfruttare lo smartphone con finalità didattiche.

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Questo strumento, infatti, consente di ripensare i luoghi e lo spazio-classe, e di superare la distinzione tra apprendimento formale VS informale, valicando i confini dell’aula e uscendo “virtualmente” dalla classe proprio grazie al cellulare.

Ovviamente, vi starete chiedendo come superare alcuni inconvenienti pratici, ad esempio l’eventualità che non tutti gli studenti abbiano uno smartphone o il costo del traffico dati: innanzitutto, non è necessario che tutti posseggano un cellulare di ultima generazione, anzi la condivisione dello strumento favorisce la collaborazione all’interno di un gruppo; inoltre, non tutte le attività richiedono la connessione a internet e oggigiorno è molto diffusa la possibilità di collegarsi via wifi alla rete dell’edificio.

Se, invece, state pensando a problemi legati all’efficacia delle attività o all’uso del tempo, sono rischi che si corrono sempre quando si lasciano gli studenti liberi di lavorare in gruppo; eventuali complicazioni legate al tema della privacy, invece, devono essere trattate con maggiore cautela, evitando, ad esempio, di far registrare studenti minorenni a pagine web con i propri dati personali.

Ma concentriamoci ora sui vantaggi dell’uso dello smartphone come strumento didattico da utilizzare in classe. Alcune delle funzioni di un cellulare di ultima generazione, infatti, possono essere sfruttate in aula con fini didattici, oltre ad essere validi supporti per l’autoapprendimento.

Ad esempio, con la fotocamera possiamo organizzare:

  • una caccia al tesoro a gruppi e vince chi fotografa il maggior numero di oggetti di marche italiane;
  • un “trova le differenze”, fotografando oggetti che non possono trovare in Italia o oggetti reperibili sono nel nostro paese;
  • la stesura di una storia partendo dalla foto come traccia narrativa;
  • un puzzle con foto a pezzi;
  • una drammatizzazione usando la foto come sfondo per l’altro gruppo;
  • il racconto della giornata tipica, fotografando gli studenti che mimano le azioni;
  • l’alfabeto per immagini.

Con la videocamera si può:

  • registrare un roleplay e poi cercare gli errori;
  • registrare una scena senza audio e poi l’altro gruppo deve scrivere un’ipotesi di conversazione;
  • realizzare un’intervista doppia o a specchio.

Con il registratore vocale si possono fare interviste per strada e poi farle trascrivere agli alunni e con l’applicazione per la dettatura vocale si possono realizzare esercizi di correzione della punteggiatura.

Poi ci sono le note, i dizionari, le mappe o il traduttore, che si può sfruttare a nostro vantaggio perché gli errori che commette sono utili per esercitarsi nella loro correzione. Si possono, inoltre, scaricare applicazioni per creare Flashcards o per organizzare tornei di Ruzzle.

Arriviamo, infine, ad applicazioni con molteplici funzioni, come Edmodo o Examtime, attraverso le quali si creano comunità di apprendenti che condividono appunti, mappe mentali o carte per memorizzare il vocabolario; o Teacherkit e Socrative, sistemi semplici per effettuare quiz e verifiche in classe sotto forma di gara o gioco.

Alla fine del workshop, noi docenti abbiamo usato Kahoot per partecipare a un quiz attraverso un codice che consente a tutti di giocare contemporanemente, utilizzando lo smartphone come control pad per rispondere alle domande in tempo reale, senza scaricare applicazioni né registrarsi in rete.

Insomma, Giorgio ci ha proposto queste e molte altre attività utili per sfruttare la tecnologia degli smartphone a nostro vantaggio e superare il divario generazionale che ci separa dagli studenti.

Se noi docenti non vogliamo estinguerci come i dinosauri, infatti, non possiamo continuare a combattere contro un progresso inevitabile, ma dobbiamo aggiornarci dal punto di vista informatico e tecnologico e ribaltare a nostro favore la situazione, integrando nella programmazione le ultime tecnologie come strumenti didattici.

Bibliografia 

http://tpack.org

http://www.socrative.com

https://www.edmodo.com/?go2url=%2Fhome

https://www.examtime.com/es-ES/

http://www.teacherkit.net

https://getkahoot.com

http://ruzzle-game.com

Risorse multimediali e glottodidattica: disegno di attività per corsi presenziali e on-line – Emanuela Agati

Riassunto di Ilaria Bada

Come si può progettare un’attività didattica con le risorse disponibili on-line?

Il workshop tenuto da Emanuela Agati ci ha offerto varie risposte a quest’unica domanda.

Emanuela, che ora insegna a Orvieto, è stata docente di italiano all’Università di Monterrey, dove ha iniziato a progettare attività didattiche on-line da inserire nei suoi corsi di lingua italiana, sia durante le lezioni nel laboratorio di informatica, sia come compiti a casa. Nel corso dei suoi esperimenti si è accorta che la tecnologia permette di realizzare attività significative, varie e originali, e soprattutto di abbassare il filtro affettivo degli studenti, che le svolgono in un clima rilassato e giocoso.

Qui di seguito riporteremo alcune delle attività create come compito a casa per gli studenti da Emanuela, che le ha presentate nel suo workshop con il supporto di un prezi visibile on-line.

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Il primo compito è stato progettato da Emanuela con il supporto di Voki, una risorsa on-line che permette di personalizzare un avatar e fargli leggere dei messaggi scritti dall’utente. Voki è uno strumento di facile utilizzo, con un design intuitivo, un processo di registrazione rapido e che offre la possibilità di salvare gli avatar creati e generare un link per incollarli nel proprio blog, su Facebook, Twitter e altri social network. Emanuela ha scelto di utilizzare questo strumento per rendere più divertenti e appetibili i compiti a casa di due gruppi di suoi studenti, i quali avevano solo una lezione di italiano a settimana.

Un primo gruppo di alunni, di livello A1/A2, ha dovuto creare un voki che dicesse cosa sapeva fare e cosa conosceva (qui è possibile vedere uno dei lavori prodotti dagli alunni), per esercitarsi a casa sulla differenza, già spiegata in classe, tra i verbi sapere e conoscere.

Al gruppo di livello B1, invece, è stato chiesto di dare vita a un avatar che descrivesse il suo aspetto fisico e il suo carattere, sul modello di quello offerto come esempio da Emanuela (visibile qui), per riutilizzare il lessico della descrizione personale introdotto a lezione.

I voki venivano poi pubblicati dagli studenti sul gruppo Facebook della classe e visionati e commentati all’inizio della lezione successiva, per valorizzare il lavoro svolto dagli studenti e per motivarli a fare i compiti, oltre che per riattivare le conoscenze pregresse. La correzione degli esercizi svolti, grazie alla mediazione della tecnologia, avveniva sempre in un clima disteso: gli alunni non avevano paura di “perdere la faccia” in caso di errore, dato che non erano loro a parlare ma un loro rappresentante virtuale. La personalizzazione del voki, inoltre, apportava un elemento ludico, che incoraggiava gli studenti alla riproduzione degli avatar dei propri compagni e che manteneva viva l’attenzione degli alunni durante la fase di correzione.

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Elemento ludico e clima disteso durante la correzione contraddistinguono anche la seconda attività presentata da Emanuela, che l’ha ideata facendo ricorso a Vocaroo, un registratore on-line di libero accesso

In questo caso l’obiettivo dell’esercizio è stato quello di far usare, a una classe di studenti di livello B1, il futuro per fare ipotesi nella forma stare+gerundio. Per svolgere l’esercizio gli alunni hanno dovuto prima registrare con Vocaroo tre suoni prodotti durante l’esecuzione di un’attività qualsiasi, poi pubblicare le tre registrazioni sulla pagina Facebook della classe e infine commentare nel gruppo almeno tre registrazioni dei compagni, facendo ipotesi sulle attività eseguite. Anche in questa occasione si trattava di un compito a casa, la cui correzione avveniva in plenum all’inizio della lezione seguente. L’esercizio ha riscosso un grande successo tra gli studenti di Emanuela, che hanno condiviso molte registrazioni (qui se ne può ascoltare una) e si sono divertiti a commentare quelle degli altri partecipanti al corso.

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Un altro compito a casa da svolgere con l’aiuto di Vocaroo può essere creato facilmente prendendo un video da YouTube, Vimeo, o altre piattaforme simili, verosimilmente già note sia a noi docenti sia tutti i nostri alunni.

Emanuela ha scelto di usare queste due tecnologie per far lavorare i suoi alunni sulla forma stare+gerundio, cercando su YouTube un video con azioni in svolgimento e fornendo loro un elenco di verbi da usare; gli studenti, di livello A1, hanno poi dovuto descrivere le azioni viste registrando la loro voce con Vocaroo. Il vantaggio di questa attività è che permette agli alunni di eseguire la produzione orale in una situazione di basso stress emotivo, dato che sono soli di fronte al proprio computer, e di migliorare la loro performance fino a quando non ne saranno del tutto soddisfatti, poiché Vocaroo permette di registare, ascoltare la propria registrazione e rifarla quante volte si vuole. La modalità di condivisione e correzione di questo esercizio non si distingue da quelle citate sopra, e prevede che gli studenti incollino il link del proprio compito nel gruppo Facebook della classe e che le attività svolte a casa vengano commentate all’inizio della lezione successiva.

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Per concludere la sua presentazione Emanuela ci ha ricordato che, come ogni altra attività, anche l’attività multimediale va contestualizzata all’interno del corso, e quindi progettata tenendo conto del calendario, degli obiettivi didattici e delle abilità che si vogliono sviluppare. Inoltre, quando si propone un compito di questo tipo agli studenti, è bene fornire loro, oltre ai classici i criteri di valutazione e termini della consegna, anche indicazioni chiare su come deve essere eseguito l’esercizio, e offrire almeno un esempio di attività svolta. Data la novità che rappresenta per gli alunni il compito a casa di tipo multimediale, anche le indicazioni sull’uso delle tecnologie necessarie al suo svolgimento sono un sussidio indispensabile.

Ma perché usare le tecnologie quando ci sono già tantissimi tipi di attività divertenti e che abbassano il filtro affettivo? Secondo Emanuela le TIC vanno utilizzate perché sono coerenti con la definizione di insegnante-facilitatore, ossia quella persona che cerca sempre nuovi strumenti per motivare i propri alunni e per sfruttare al massimo le risorse presenti nell’ambiente di apprendimento.

Ulteriori spunti per attività da svolgere in classe o a casa con il supporto delle risorse on-line si possono reperire nel prezi di Emanuela, nel suo blog e nella sua pagina Facebook.

Bibliografia

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ID., Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse, Terza Edizione completamente ristrutturata e aggiornata, Torino, Utet Università, 2012

ID., Migliorare l’efficienza nell’apprendimento linguistico, Perugia, Guerra, 2014

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Benson P., Wong L., In-service CALL education. What happens after the course is over?, in Hubbard P., Levy M. (ed.), Teacher education in CALL, Amsterdam, John Benjamins Publishing Co, 2006

Bianchi A., La didattica laboratoriale e le nuove tecnologie, in Indire, Marzo 2013 http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1777

Bruni F., Fiorentino G., Didattica e tecnologie. Studi, percorsi e proposte, Roma, Carocci, 2013.

Caon F., Serragiotto G., Tecnologia e didattica delle lingue: teorie, risorse e sperimentazioni, Torino, Utet, 2012

Celentin P., Luise M. C., Formazione online dei docenti di lingue (Riflessioni e proposte per favorire l’interazione tra metodi e contenuti), in EL.LE, vol. 3, n. 2, Venezia, Edizioni Ca’ Foscari, luglio 2014

Plurilinguismo e intercomprensione: percorsi per un insegnamento europeo delle lingue

Oggi l’Europa è caratterizzata da intensi scambi che fanno sì che le comunità linguistiche europee si avvicinino via via di più; pertanto, fomentare con convinzione pedagogica il plurilinguismo è la via maestra per costruire una coscienza europea inclusiva e coesa. La competenza plurilingue è il punto di partenza per la partecipazione attiva dei cittadini alla vita sociale e politica, consente infatti la loro inclusione non solo nei processi democratici nazionali, ma anche in quelli che coinvolgono cittadini europei appartenenti ad altre aree linguistiche, compresi gli immigrati da altri continenti.

A tal proposito, il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue definisce la competenza plurilingue in stretta connessione con quella pluriculturale: essa consiste ne “la capacità che una persona, come soggetto sociale, ha di usare le lingue per comunicare e di prendere parte a interazioni interculturali, in quanto padroneggia, a livelli diversi, competenze in più lingue ed esperienze in più culture”.

Pieter Brueghel el Viejo, La Torre de Babel, 1563

Pieter Brueghel Il Vecchio, La Torre de Babel, 1563

Lo sviluppo armonico della competenza plurilingue richiede gli apporti di diversi approcci didattici, definiti ‘approcci plurali delle lingue e delle culture’, volti a fomentare attività di insegnamento/apprendimento che coinvolgano allo stesso tempo varietà linguistiche e culturali diverse. Essi comprendono quattro elementi principali: l’éveil aux langues, l’approccio interculturale, la didattica integrata delle lingue e la didattica dell’intercomprensione.

Mi soffermerò sulla quarta modalità. L’intercomprensione (IC) è un approccio plurimo alle lingue straniere e consiste nel fatto che, in un’interazione, ciascun ‘attore’ parla e scrive nella propria lingua e comprende quelle degli altri. L’IC favorisce l’apprendimento simultaneo di più lingue della medesima famiglia attraverso la comparazione tra la L1 e quelle straniere: stimola il discente a elaborare delle strategie di comprensione attraverso la riflessione metacognitiva, attingendo alla lingua materna, al latino (nel caso delle lingue romanze) e alle altre lingue straniere conosciute. Dal punto di vista delle competenze operative, l’IC si basa sulle competenze parziali. La nozione di ‘competenza parziale’ ci permette di separare le diverse abilità linguistiche, isolando ad esempio le abilità di comprensione dello scritto o dell’orale.

Tutti gli approcci linguistici che si basano sull’IC presuppongono che coloro che parlano lingue tra loro simili possano comprendere almeno il senso globale di un testo scritto e, in minor misura, orale, in una lingua affine, senza averla studiata o senza che la si sia pratica precedentemente. Tale potenzialità ad apprendere più facilmente una lingua ‘prossima’ si traduce nella capacità di identificare somiglianze, evidenziare analogie e attivare transfert tra lingue ‘sorelle’.

Negli ultimi due decenni, la didattica dell’IC è andata sviluppandosi e sono apparsi alcuni manuali che superano la fase sperimentale, per quanto suscettibili di implementazioni future. Sono stati concepiti per lo più con l’obiettivo di migliorare la comprensione di lettura, per quanto, attraverso l’ascolto dei diversi testi in lingua originale (opzione spesso offerta), anche le capacità di comprensione orale ne trae vantaggio; il potenziamento di una specifica competenza parziale, infatti, non preclude affatto che se ne rafforzino altre che nel contesto specifico non sono di per sé prioritarie.

Tra i diversi progetti elaborati in questi anni, ne segnalo due particolarmente significativi: EuroComRom – I sette setacci: Impara a leggere le lingue romanze! (2005) ed EuRom5: leggere e capire 5 lingue romanze (2011).

Il metodo EuroCom si sviluppa su tre famiglie linguistiche: EuroComRom (portoghese, italiano, rumeno, francese catalano, spagnolo), EuroComGerm (tedesco, inglese, olandese, danese e svedese) e infine EuroComSlav (ucraino, bielorusso, polacco, ceco, croato, bulgaro). Tale metodo sistematizza i vantaggi offerti dall’IC: il meccanismo prevede che si raggiunga una comprensione sempre più raffinata applicando ai testi proposti un ‘filtraggio’. Si individuano sette setacci, nei quali è possibile ritrovare ciò che è già conosciuto in ogni lingua affine. Vediamoli rapidamente:

  • Il primo setaccio individua il Lessico internazionale della nuova lingua, lessico che in tutte le lingue viventi si è creato in seguito 11291788_10205985819660064_311966988_nall’evoluzione della vita e del pensiero e che è condiviso in misura notevole dalle diverse lingue.
  • Il secondo setaccio filtra il lessico condiviso dalla famiglia delle lingue romanze, il Lessico panromanzo, rivelando come la conoscenza anche di una sola lingua romanza apra la strada verso le altre.
  • Il terzo setaccio è costituito dal riconoscimento di Corrispondenze fonologiche, basate su un ridotto numero di formule e permette di identificare le parentele lessicali; è così possibile, passare velocemente in rassegna una quantità notevole di trasformazioni avvenute nel tempo e riconoscere la parola nella veste più recente.
  • Il quarto setaccio è legato alle Grafie e pronunce. È vero che le lingue romanze utilizzano le stesse grafie per la maggior parte dei suoni ma alcuni esiti ortografici sono diversi e ostacolano il riconoscimento della parentela lessicale e semantica.
  • Il quinto setaccio concerne le Strutture sintattiche panromanze: i nove tipi fondamentali di frase sono strutturalmente identici in tutte le lingue romanze, per cui è facile intuire quanto le conoscenze sintattiche in una lingua romanza possano essere utili alla comprensione di tutte le altre, permettendo di situare con sicurezza articoli, nomi, aggettivi, verbi, congiunzioni, elementi della frase in generale.
  • Il sesto setaccio concerne gli Elementi morfosintattici e mette a disposizione formule di base con cui i diversi elementi grammaticali dell’universo romanzo possono essere ricondotti a un denominatore comune: è pertanto possibile, durante la lettura, dedurre lo scheletro grammaticale della frase attraverso gli elementi morfosintattici più frequenti di un testo, il cui riconoscimento è particolarmente produttivo.
  • Il settimo setaccio, Prefissi e Suffissi, permette di dedurre il senso di parole composte separando il prefisso o suffisso dalla radice; è sufficiente ricordare il significato di un numero esiguo e facilmente memorizzabile di prefissi e suffissi latini e greci per capire un ampio numero di parole.

Attraversando queste sette fasi, lo studente prende coscienza della vastità inattesa delle proprie conoscenze, che, grazie all’approccio comparativo, valgono non solo per una nuova lingua ma per tutte le altre lingue romanze.

EuRom5: leggere e capire 5 lingue romanze (2011) è l’ampliamento a cinque lingue (introduzione del catalano oltre a spagnolo, francese, italiano e portoghese) del precedente manuale con cd-rom EuRom4 (1989-1997), pioniere nella ricerca della didattica dell’IC e ideato da Claire Blanche-Benveniste. In collegamento con EuRom5 è stato creato un sito web, in cui sono compresi tutti i testi della versione cartacea. Il manuale comprende cento articoli di giornale tratti da quotidiani, settimanali e riviste in portoghese, spagnolo, catalano, francese e italiano che i discenti possono usare autonomamente o con la parziale assistenza di un docente in classe: tale libertà fomenta l’autonomia dell’apprendente, e quindi propone una nuova definizione del ruolo dei docenti come ‘accompagnatori’ peripatetici nei processi gnoseologici dei discenti e dà per sottesa una pedagogia che non è più monodirezionale docente/discente, ma che propone dinamiche funzionali all’acquisizione di un’ampia autonomia del discente che così inizia a sperimentare davvero il Lifelong learning.

Sarebbe interessante proporre a studenti che già conoscano una L2 romanza, l’uso di EuRom5 e quindi la traduzione degli articoli non solo nella propria L1, ma anche in L2 già conosciute anche se non bene; in tal modo, questo manuale e quelli che verranno, potrebbero ipotizzare la redazione di ‘grammatica universale contrastiva e plurilingue’ che attraversi lingue della stessa famiglia e promuova una coscienza iperlinguistica, quale elemento strutturante, coesivo e pertanto imprescindibile per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa.

Marcello Belotti (professore d’italiano EOI Catalunya, EIM-UB)

Riferimenti bibliografici

Belotti, M. (2014). Plurilinguismo e intercomprensione: un’analisi dei materiali di EuRom5 (attraverso il framework di Littlejohn). In Italiano LinguaDue. Master PromoItals, Università degli Studi di Milano. Vol. 6, N° 2 (2014). http://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/4695

Bonvino E., Caddéo S., Vilaginés, E., Puppa S. (2011). EuRom5. Ler e compreender 5 línguas românicas,Leer y entender 5 lengua románicas,Llegir i entendre 5 llengües romàniques, Leggere e capire 5 lingue romanze, Lire et comprendre 5 langues romanes. SGEL, la maison du Dictionnaire, Editore Ulrico Hoepli, Milano http://www.eurom5.com

Candelier M. (coord.), Camilleri-Grima, A., Castellotti, V., de Pietro, J-F., Lőrincz, I., Meissner, F-J., Noguerol, A., Schröder-Sura, A. (2012). Un Quadro di Riferimento per gli Approcci Plurali alle Lingue e alle Culture – Competenze e risorse. Council of Europe – Italiano LinguaDue. CARAP. http://carap.ecml.at

Cummins, J. (1984). Bilingual Education and Special Education: Issues in Assessment and Pedagogy. San Diego: College Hill.

Giudicetti, G. P., Maeder, C., Klein, H. G., e Stegmann, T. D. (2005), EuroComRom – I sette setacci: Impara a leggere le lingue romanze! Aachen: Shaker.

Masats, D. (2001). Language awareness: An international project. País Vasco: Servicio Editorial de la Universidad del País Vasco.

Noguerol A. (2008). “El tratamiento integrado de las lenguas en el marco europeo”, in Textos de didáctica de la lengua y la literatura, Nº 47, (Numero dedicato a “El tratamiento integrado de las lenguas”).

1º Incontro pratico per insegnanti di italiano LS

Il 9 e il 10 maggio scorso, in una Barcellona primaverile e già affollata di turisti, si è svolto il 1º incontro pratico per insegnanti d’italiano LS, organizzato dalla Casa delle Lingue in collaborazione con l’Escola d’Idiomes Moderns della UB.

Adriana Calise, Ilaria Bada, Antonietta Vinciguerra hanno scritto un riassunto delle due conferenze e degli otto workshop che si sono tenuti durante le due giornate. Questa prima parte, intitolata “Uno sguardo alle nuove tecnologie” riassume 3 workshop. Questo primo contributo sul workshop di Claudia Mussano e Marcello Belotti è stato scritto da Adriana Calise, i workshop di Antonella Berriolo e Ana Alfaro invece sono stati riassunti da Antonietta Vinciguerra.

“TIC e suggestioni culturali dal Bel Paese” di Claudia Mussano e Marcello Belotti

Questo workshop ha avuto il merito di offrire ai suoi partecipanti esempi pratici di come sia possibile coniugare elementi solo apparentemente distanti, quali nuove tecnologie e cultura.

Claudia e Marcello, infatti, ci hanno presentato alcuni dei lavori prodotti dai loro studenti, come ad esempio la wiki Ci mangiamo Arcimboldo!,in cui iquadri del pittore rinascimentale forniscono gli ingredienti per la creazione di videoricette;

https://nelmezzodelcammindinostravita.wikispaces.com/Ci+mangiamo+Arcimboldo!

o il blog Parlami d’amore, http://amaldiletteratura.blogspot.com.es

un progetto plurilingue per il liceo italiano di Barcellona sulle parole d’amore da utilizzare per la scrittura cooperativa di una poesia.

Questi esempi sono stati lo spunto per una rapida rassegna su alcune nuove applicazioni che riportiamo qui di seguito. Non avendo affatto la pretesa di essere esaustive in questo spazio, vi invitiamo a sperimentarle in classe e a farci sapere la vostra opinione.

Insomma, tutte queste applicazioni altro non sono se non strumenti al servizio della creatività dell’apprendente e favoriscono il lavoro collaborativo e project based, il cui risultato finale sarà un prodotto che proietterà i nostri studenti fuori dalla loro aula.

Riferimenti bibliografici:

https://docs.google.com/a/mediterrani.com/presentation/d/1ICKMnewF-7-0lxDlbCAYQsoS47A_3u_-jrn2EOxhQDU/edit#slide=id.p

http://es.scribd.com/doc/223388168/TIC-y-Mucho-Mas-Dos-Experiencias-Innovadoras-de-Ensenanza-Del-Italiano

http://enricserrabloc.blogspot.com.es

“L’italiano in tasca: come le nuove tecnologie possono aiutarci a memorizzare” di Antonella Berriolo

Quella lessicale, lo sanno bene i nostri studenti, è una delle competenze che richiede più tempo e più costanza per una sicura acquisizione. Nonostante siano sufficienti circa 2000 vocaboli affinché un principiante possa iniziare a destreggiarsi con una lingua, ne abbiamo bisogno di circa 6000 per muoverci con scioltezza in molteplici situazioni: vale a dire molto impegno e continuità per riuscire ad apprendere e memorizzare una tale mole di informazioni.

Basta riprendere l’argomento studiato già il giorno dopo affinché la curva di ritenzione di Ebbinghaus abbia un’impennata, permettendoci di inviare le informazioni apprese alla memoria a luInoltre, se è vero che dopo una settimana si ricorda solo il 20% di quanto abbiamo appreso, ngo termine. Il problema è dunque il tempo a disposizione per far sì che la nostra mente “trattenga” gli input ricevuti.

Durante il  workshop, Antonella ci ha presentato un ottimo alleato in questo difficile compito, ovvero l’applicazione Quizlet, disponibile sia per Android che per IOS.

Questa permette di creare dei set di cards che associano un’immagine ad una parola o due parole o frasi tra loro, facilitando l’apprendimento del lessico di una lingua straniera. Ognuno di noi può creare il proprio profilo e condividere le cards create, che a loro volta possono essere modificate da altri. Un’ulteriore funzione permette poi di ascoltare la pronuncia delle parole che inseriamo nelle varie cards, implementando anche l’acquisizione della fonetica.

Questa permette di creare dei set di cards che associano un’immagine ad una parola o due parole o frasi tra loro, facilitando l’apprendimento del lessico di una lingua straniera. Ognuno di noi può creare il proprio profilo e condividere le cards create, che a loro volta possono essere modificate da altri. Un’ulteriore funzione permette poi di ascoltare la pronuncia delle parole che inseriamo nelle varie cards, implementando anche l’acquisizione della fonetica.

Inoltre, trattandosi di una app, è facilmente disponibile e a portata di mano in tutti i momenti liberi di cui disponiamo durante la giornata, come ad esempio in metro.

Come creare un set? È estremamente intuitivo, basta cliccare sull’icona relativa oppure importare liste di parole già preparate.

Per usarla in classe, Antonella, che ha già ampiamente sperimentato l’app, consiglia di chiedere ad un alunno di dare alla fine della lezione un set di cinque parole: in tal modo possiamo correggere errori comuni e anche puntualizzare su alcuni termini, oppure creare in gruppo delle frasi con le parole scelte.

È interessante, dunque, applicare Quizlet nell’ambito di un’attività collettiva, non alienante come potrebbe essere l’uso individuale del telefonino.

Un’altra app con caratteristiche simili a Quizlet è Cram, che permette inoltre di aggiungere note alle cards.

Riassumendo, i punti forti di Quizlet e Cram sono:

  • Sessioni brevi e frequenti, anche usando i tempi morti della giornata;
  • Aiuta a far nascere discussioni in classe sulle strategie di memorizzazione (imparare ad imparare);
  • Spinge gli studenti ad essere autonomi e responsabili;
  • Possibilità di mettere in comune le cards tra i colleghi.

Per ulteriori informazioni, vai qui.

“Questa stanza non ha più pareti: applicazioni web 2.0 nella didattica dell’italiano” di Ana Alfaro

Il workshop con Ana Alfaro è partito da una semplice considerazione: se è vero che internet ha eliminato gli spazi fisici, vuoi vedere che Gino Paoli già negli anni ‘60 era un precursore del web 2.0?!? Scherzi a parte, è chiaro che la rete ha cambiato le nostre vite, ma è anche vero che rende possibile mettere in atto facilmente un apprendimento di tipo costruttivista.

Gli scenari di apprendimento sono importanti per ampliare lo spazio di classe potenzialmente all’infinito, uno spazio in cui gli alunni non sono da soli, semplicemente sono senza l’insegnante e così possono diventare autonomi, rinforzando un atteggiamento propositivo.

Il tempo ha dimostrato che la Lim è stata ormai superata, in quanto con i programmi e le app più recenti basta un pc e un proiettore o un telefonino. Vediamo, quindi, come usare in classe alcuni strumenti presenti sul web e come trarne i maggiori benefici, sia per noi che per i nostri alunni.

Facebook

Può essere usato sia come semplice mezzo di informazione (orari, esami, avvenimenti personali, proposte culturali, ecc.) ma anche per lo svolgimento di attività scritte, che poi vengono corrette nei commenti (in maniera pubblica o privata), oppure pubblicando il link ad una pagina di esercizi strutturati da svolgere. Questa rete sociale permette facilmente di tenere d’occhio più gruppi di studenti e di interagire con loro e tra di loro.

Ana ha sottolineato l’importanza di una corretta gestione dell’errore, poiché in un apprendimento via Facebook, è più rilevante la partecipazione che la correzione, che va fatta soprattutto in classe. Di certo, il commento spontaneo e frequente dell’insegnante ci permette di diventare anche tutor online, anche se per assumere questo ruolo sono necessarie delle competenze specifiche. Inoltre, nelle attività didattiche per progetti, Facebook diventa una specie di forum per gestire il progetto.

È perticolarmente utile, quando si aprono gruppi o profili su Facebook, usare un indirizzo gmail a parte, per poter gestire diverse applicazioni con lo stesso indirizzo.

Padlet

Si usa come una lavagna in classe, in cui diverse persone possono lavorare autonomamente o in maniera collaborativa in gruppo. Possiamo inserire testi (e verrà salvato il link), allegare immagini, ecc.

http://it.padlet.com

Un ultimo uso di Padlet che Ana ci ha illustrato prevede la creazione di un vero e proprio “museo personale” da esporre oralmente a lezione.